en-GIORNATA MONDIALE DELL' AMBIENTE 2020
LA BIODIVERSITA' COME PROGRAMMA ECONOMICO EUROPEO.
La biodiversità è una parola usata in moltissimi contesti ed occasioni e ha un significato molto preciso in ecologia. Il termine è stato utilizzato per la prima volta nel 1968 dall' ecologo Raimond Dassman e più tardi dal biologo Thomas Lovejoy nel suo libro Conservation Biology. La parola biodiversità apparve nel 1988 in una raccolta di saggi curata da Edward Wilson che era biologo ed evoluzionista americano. Da quel momento la parola biodiversità indica la diversità di specie genetica tra le specie e tra gli ecosistemi anche. Grandi foreste piccoli giardini, piccoli funghi grandi e piccoli pesci, la biodiversità indica la varietà di vita sulla terra. Essa permette alle persone di approvvigionarsi di medicinali, cibo, aria e tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere e per sopravvivere nella nostra casa comune. Gli studi di ecologia, di bioeconomia, di psicologia dell'ambiente ci fanno comprendere che una società può essere sana e resistere alle grandi scosse della storia solo se noi conserviamo questa biodiversità. La recente pandemia di covid 19 ci ha fatto comprendere l'urgenza di proteggere la natura. Una maggiore consapevolezza pubblica sta aumentando, ma c'è ancora molto da fare, soprattutto sotto il profilo politico ed educativo. Sistemi ben funzionanti sono fondamentali per rafforzare la nostra resilienza e prevenire l'insorgenza e la diffusione di malattie future. La giornata mondiale dell'ambiente 2020 ha come tema proprio la biodiversità. Occorre investire nella protezione della natura e nel ripristino della biodiversità che negli ultimi 30 anni è diminuita del 60% secondo le stime dell'ONU. Dopo la fine della crisi sanitaria sarà necessario riavviare l'economia ed avere ben chiaro il valore della biodiversità. Questo deve spingere l'Unione europea e i governi nazionali ad allocare delle risorse economiche importanti e significative nel settore della conservazione della natura. Oltre la metà del PIL globale dipende dalla natura e dai servizi che essa fornisce all'umanità e che prendono il nome di servizi ecosistemici. Dal punto di vista economico occorre trovare una misura che sostituisca il PIL e che valuti la ricchezza di un paese anche sotto il profilo della biodiversità. La conservazione dello stock di specie ittiche del mare può aumentare i profitti annuali dell'Industria ittica di 49 milioni, mentre la protezione delle zone umide, anche costiere, potrebbe far risparmiare all'industria assicurativa circa 50 miliardi l'anno, riducendo le perdite per danni provocati dagli alluvioni. Il rapporto tra costi e benefici, nel complesso, è a favore di un programma che preveda la conservazione della biodiversità in tutto il mondo, in Europa e anche in Italia. Gli investimenti di capitale naturale e il ripristino di habitat ricchi di carbonio, un'agricoltura rispettosa del clima, sono riconosciuti tra le 5 più importanti politiche di recupero fiscale; essi sono moltiplicatori economici e ci darebbero un impatto climatico positivo. La biodiversità è, inoltre, cruciale per la sicurezza alimentare e globale dell'Unione Europea. La perdita di biodiversità, in così poco tempo, minaccia il nostro sistema alimentare, poiché mette a rischio la sicurezza degli alimenti e, quindi, la nostra salute. La biodiversità sostiene anche diete sane e nutrienti e migliori mezzi di sussistenza rurali e della produttività agricola. Oltre il 75% dei tipi di colture alimentari globali si basa sull'impollinazione degli animali. La strategia dell'Unione Europea 2030 per la biodiversità prende il nome di "Farm to fork", cioè dalla campagna all'alimentazione. L'Unione Europea propone di tutelare come area protetta il 30% delle aree terrestri, e il 30% delle aree marine. Inoltre si prevede il dimezzamento del 50% dell'uso dei pesticidi in agricoltura entro il 2030. Il tema più importante è proprio questo. Proprio qualche settimana fa l'Agenzia Europea dell'alimentazione ha approvato uno studio secondo cui il glifosato non sarebbe pericoloso né per l'agricoltura né per la salute umana Ma alcune associazioni sanitarie sia a livello internazionale che nazionale sono di avviso diverso e sostengono che l'accumulo del glifosato nel corpo umano che entra nella catena alimentare è, invece, molto pericoloso per la salute umana. L'Unione Europea è al momento contraria a queste affermazioni. Come vedete c'è ancora molto da lavorare e il tema centrale sarà il rapporto tra scienza e politica e tra politica e comunicazione pubblica.
Articolo pubblicato su Toscana Oggi