fr-AMBIENTE, TERRITORIO E PNRR
MIRAGGIO O CONCRETEZZA?
La Commissione Europea ha definitivamente approvato il PNRR, cioè il piano di recovery del nostro paese. Il PNRR e il piano per la ripartenza economica del nostro paese ha il fine di risollevare l'economia dopo il periodo di crisi sanitaria del 2020. Il PNRR fa parte di un più ampio pacchetto di misure denominato, con ormai sappiamo tutti, Next Generation. Il recovery Plan dispone di una dotazione totale di 750 miliardi di euro ed è articolato in diversi programmi. I tre pilastri fondamentali sono il recovery facility resilience Fund, il fondo per la coesione e i territori, e il sostegno ad altri programmi quali Horizon 2320, Invest Eu, Rescue, il fondo per lo sviluppo rurale o il fondo per una transizione giusta. Ricordiamo che il dispositivo è articolato in 360 miliardi di prestiti e in 312 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto. I pilastri fondamentali del Piano Nazionale sono la transizione verde, la trasformazione digitale, la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, che comprende coesione economica, occupazione e, produttività, competitività, ricerca, sviluppo innovazioni, e un mercato interno ben funzionante con PMI forti, coesione sociale e territoriale, salute e residenze economica sociale ed istituzionale, politiche per la prossima generazione, l'infanzia i giovani, istruzione e competenze.
Il PNRR è stato presentato da moltissime voci come la soluzione ai mali italiani; purtroppo, invece, esso mostra molti limiti. Innanzitutto il suo finanziamento andrebbe inquadrato nell'ambito dei più ampi temi di politica economica. I più attenti economisti hanno messo in evidenza che i fondi stanziati dall'Unione Europea devono essere considerati al netto della contribuzione che lo Stato Italiano, tutti gli anni, fa al bilancio ordinario europeo. A conti fatti l'Italia riceverà solamente 5 miliardi all'anno, somma di gran lunga inferiore a tutti i bisogni e le necessità indicate nel recovery plan e alle vere esigenze del nostro paese. Infatti alcuni paesi come Germania, Austria, Slovenia prenderanno dall'Unione Europea solo le somme a fondo perduto e non anche le somme a mutuo, proprio perché la loro restituzione è particolarmente esosa sia dal punto di vista economico che dal quello politico.
Un ulteriore punto critico è che esso è stato realizzato e calato esclusivamente dall'alto, senza tenere conto delle voci e delle critiche e dei suggerimenti che i territori avevano prodotto nelle settimane in cui il governo scriveva il piano di recovery Fund. Con molta onestà dobbiamo dire che questo piano di recovery, almeno nella parte che riguarda l'ambiente è stato scritto dall' Eni, che utilizzerà la maggior parte delle somme a disposizione per realizzare le misure di cosiddetta green economy nel nostro paese. Vogliamo ricordare ai nostri lettori che la green economy, in Italia, nei prossimi anni coincide con l'uso dei biocarburanti e del metano che, invece, dall'agenzia internazionale dell'energia che è l'istituzione scientifica mondiale leader nel settore, viene considerata come assolutamente non sostenibile neanche come fonte di transizione energetica. Molto del successo e delle misure del PNR R italiano si giocano sotto il profilo della energia e i territori sono stati completamente esclusi dalle proposte.
Alcune voci, purtroppo flebili della chiesa italiana si sono sollevate per richiamare l'attenzione dei governanti sul coinvolgimento dei territori; ma purtroppo queste voci sono tutte rimaste inascoltate e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Il piano di recovery punta, soprattutto, sulla combustione di materie prime e di materie seconde per la riduzione dei rifiuti, senza adottare alcuna misura sulle tecnologie dell' End of waste. Questo porterà alla autorizzazione, necessariamente, dell'ampliamento degli attuali impianti di incenerimento. Nella provincia di Arezzo, per esempio, questo avrà un ulteriore effetto per rafforzare la già in itinere autorizzazione del raddoppio dell' inceneritore di San Zeno. In modo formale ci siamo già espressi in maniera contraria a questo raddoppio e sembra piuttosto difficile da sostenere la positività dell'ampliamento dell'inceneritore in un'epoca post crisi in cui bisognerebbe, invece, puntare sulla riduzione dei rifiuti a monte, sul riutilizzo dei rifiuti come materie seconde, il reimpiego nei processi industriali della maggior parte dei rifiuti inorganici e decisamente virare verso l'utilizzo dei rifiuti organici in ambiente anaerobico completo.
Il
Pnrr è un piano con obiettivi non facilmente raggiungibili, la cui stesura non
ha visto la partecipazione dei territori, che imbocca la strada di una
transizione fondata sul gas "sporco" e che è finanziato in modo esoso e a
carico delle generazioni future, sulle quali non scommette, in realtà, neanche
un euro.