MESE DELLA CUSTODIA DEL CREATO 2025
In questo blog troverete pensieri, riflessioni e articoli sulla custodia del creato.
Non è ambientalismo, ma amore integrale per la Persona umana e la Creazione.

ECOLOGIA DELL'UOMO ED ECOLOGIA DELLA NATURA: UNA MEDITAZIONE
Ecco il testo della meditazione tenuta ieri sera durante la veglia di preghiera per il creato
4/10/2025

VEGLIA DI PREGHIERA PER IL CREATO
L'uomo e l'ambiente sono inscindibili. Lodare il creatore di entrambi è bello. L'uomo è parte del creato, ma con un ruolo del tutto particolare, quello della custodia.
Siamo una sola famiglia sotto lo stesso sole e la stessa pioggia (Leone XIV)
Siete tutti invitati a questo bel momento di riflessione e preghiera
2/10/2025

Oggi pubblichiamo alcune frasi pronunciate da papa Leone XIV il 1 ottobre 2025 sul tema del Creato
Un'unica famiglia, sotto "lo stesso sole" e "la stessa pioggia".
Mai, ammonisce il Pontefice, esso appaia come mera "moda passeggera" o sia preso in considerazione, "peggio ancora", come tema divisivo."
"È solo attraverso un ritorno al cuore che può avvenire anche una vera e propria conversione ecologica. Occorre passare dal raccogliere dati al prendersi cura; da discorsi ambientalisti a una conversione ecologica che trasformi lo stile di vita personale e comunitario".
1/10/2025

L'ECOLOGIA UMANA INTEGRALE E' LA VIA E LA MEDICINA
Domenica 27 settembre si è tenuto a Napoli presso l'Eremo dei Camaldoli il Convegno annuale sulla medicina di S. Ildegarda di Bingen. Il nostro istituto è stato invitato dagli organizzatori dell'Accademia Ildegarda per una relazione su "Cosmologia, Cura e Guarigione, la Via di S. Ildegarda". Momento bellissimo, in una cornice evocativa che ha visto un'attenta partecipazione e un uditorio partecipe.
Ildegarda nei suoi scritti ci ha descritto, con dettagli impressionanti, la struttura del cosmo, come organismo vivente che si muove, che è creato da Dio-Trinità e che influenza la nostra vita, anche biologica. Già 800 anni fa sono state descritte le forze elettromagnetiche attorno alla terra, oggi chiamate fasce di Van Allen, i venti cosmici solari, i venti terrestri (oggi elementi studiati anche per descrivere il clima e la meteorologia) e le loro influenze sulla vita terrestre di ogni vivente. Ildegarda ha fondato la medicina ambientale. L'uomo è al centro del creato; quella di Ildegarda è un'antropologia custodiale, in cui non c'è spazio per l'abuso o la distruzione dell'ambiente.
La cosmologia di Ildegarda nel Liber divinorum operum ci descrive la struttura essenziale dell'uomo, fatta di corpo, anima e spirito. Per ciascuna di queste dimensioni ci indica vie da percorrere per l'armonia intrinseca di esse.
Il corpo si cura attraverso i rimedi naturali (scientificamente studiati) e il movimento,
L'anima ha la via psicologia dinanzi a sè, fatta di razionalità, capacità di discernimento, emozioni;
Lo spirito, essenza invisibile dell'uomo può essere contattato in via indiretta, attraverso la preghiera, la bellezza, la musica, i valori etici.; esso dà vita alla coscienza, che è l'organo di senso del nostro essere umani, nonchè è il deposito della verità naturale in noi.
La Via di S. Ildegarda è tanto antica da mostrare un'inaspettata modernità e attualità.
29/9/2025

L'ACQUA PULITA E' UN NOSTRO DIRITTO!
In Italia si disperde il 40% dell'acqua prima che arrivi al rubinetto, e una volta usata, troppo spesso quest'acqua non viene poi depurata; il 30% della popolazione italiana non è allacciata agli impianti di depurazione delle acque reflue urbane. In Italia sprechiamo 104.000 litri di acqua al secondo per circa 9 miliardi di litri al giorno; un dato inaccettabile se pensiamo che nel mondo muoiono ogni anno 8 milioni di persone a causa della siccità, delle malattie causate dalla carenza di servizi igienici e di acqua potabile. Gli investimenti realizzati in Italia per rimodernare gli acquedotti sono tra i più bassi in Europa: trentadue euro all'anno per abitante a fronte della Francia che ne investe ottantotto, il Regno Unito centodue e la Danimarca centoventinove13. Sul fronte dell'inquinamento delle acque per uso umano diciamo che la contaminazione da pesticidi è diffusa, mette a rischio la salute ambientale e umana. Sono stati trovati pesticidi nel 77,3% dei 1.980 punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 32,2% dei 2.795 punti di monitoraggio delle acque sotterranee. Sono state cercate complessivamente 426 sostanze e ne sono state trovate 299. Gli insetticidi sono la classe di sostanze più rinvenute, a differenza del passato, quando erano gli erbicidi. L'andamento dell'inquinamento delle acque cresce: dal 2009 al 2018 la percentuale di punti con presenza di pesticidi è aumentata di circa il 25%, in quelle sotterranee di circa il 15%, ci dice letteralmente l'ISPRA. Uno dei problemi maggiori è la mancanza di sufficienti informazioni sull'uso di biocidi, cioè di sostanze di chimica di sintesi applicate in campi non agricoli.
25/9/25


CURA, GUARIGIONE COME PERCORSO DI SVILUPPO UMANO INTEGRALE
Tutti ci ammaliamo e abbiamo bisogno di essere curati da qualcuno. Non possiamo curarci da soli, perchè la relazione di cura è il luogo in cui avviene la scoperta delle cause e delle motivazioni. La relazione è curativa quando è partecipata pienamente e si assume la sindrome personale come sfida;
Molti si ammalano anche nello spirito ed è qui che avviene la guarigione. E anche qui non si guarisce da soli, ma si ha bisogno di un maestro che ti accompagni prima nelle profondità del tuo essere e poi ti invita a risalire in superficie, dove gli occhi vedranno la realtà diversamente. Il mio maestro è il Cristo.
I mezzi e per guarire sono, in entrambi i casi, le mani: nella cura sono stese su dite, nella guarigione sono in preghiera.

OGGI MEMORIA LITURGICA DI S. ILDEGARDA DI BINGEN,
PROTETTRICE DEL NOSTRO ISTITUTO!
Leggi qui la nota biografica: https://www.santiebeati.it/dettaglio/70550
Ildegarda si staglia nel panorama spirituale come dottore della Chiesa. Era mistica, medico, esorcista, musicologa, linguista, suora benedettina. Ci insegna l'amore per la santa Trinità, a custodia del creato, la medicina naturale attraverso le sue visioni. Fu amica di S. Bernardo di Chiaravalle che la raccomandò a papa Eugenio III che approvò esplicitamente il valore soprannaturale delle visioni.
Nel Liber divinorum operarum ci lascia una completa descrizione delle visioni; dalla sua lettura si desume una antropologia che vede l'uomo al centro della creazione e opus plenum di Dio;
Nello Scivias ci lascia vedere il mondo di Dio e di come egli vuole che sia l'uomo;
Nel Liber vitae meritorum descrive in modo molto innovativo e appropriato la dinamica psichica umana, e il conflitto tra vizi e virtù;
Nel Physica ci comunica molte della cause dei mali che affliggono l'uomo e la descrizione di centinaia di rimedi naturali per la cura personale.
Le lettere di Ildegarda, infine, ci fanno intravedere la sua profonda spiritualità, fatta di reale abbandono a Dio, preghiera e saggezza.
la lettera apostolica ne descrive molto bene il valore. Leggila qui
S. Ildegarda è una figura idonea per questi nostri tempi, tormentati e ambigui, perchè ci permette di restare saldi nella fede, di essere lungimiranti nel discernimento e sani nel corpo.
17/9/25

BUCO DELL'OZONO E GEOINGEGNERIA: CAUTELA, PLEASE!
Come sapete il nostro Istituto si occupa spesso di geoingegneria. Oggi vogliamo proporvi un argomento molto poco conosciuto ma importante. Il buco dell'ozono è stato rilevato negli anni '80 e il Protocollo di Montreal è uno degli strumenti di tutela per il suo ripristino; esso è l'accordo ambientale multilaterale che nel 1987 ha regolamentato il consumo e la produzione di quasi 100 sostanze chimiche prodotte dall'uomo. La riduzione complessiva ha portato al notevole recupero dello strato protettivo di ozono nella stratosfera superiore e alla riduzione dell'esposizione umana ai raggi ultravioletti (UV) nocivi del sole. Ma gli esperti, per la prima volta, mettono in guardia dagli impatti indesiderati sullo strato di ozono di nuove tecnologie come la geoingegneria.
Lo strato di ozono
La scoperta di un buco nello strato di ozono – o meglio, l'assottigliamento sopra le regioni polari - è stata annunciata per la prima volta da tre scienziati del British Antarctic Survey, nel maggio 1985. Quattro anni dopo, entrava in vigore il Protocollo di Montreal, lo strumento operativo dell'UNEP, il Programma Ambientale delle Nazioni Unite, per l'attuazione della Convenzione di Vienna "a favore della protezione dell'ozono stratosferico", ad oggi primo trattato ratificato da tutti e i 197 Paesi membri Onu, Italia compresa.
I due trattati internazionali puntarono a ridurre la produzione e l'uso di quelle sostanze ad alto impatto ambientale, in particolare i gas CFC o clorofluorocarburi, massicciamente impiegati fino agli anni '90
nel settore della refrigerazione (frigoriferi, condizionatori d'aria), nei pannelli e schiume isolanti, ma anche nei propellenti per qualsiasi prodotto spray o come agenti pulenti (settore aeronautico, spaziale, informatico). Secondo i dati presentati questa settimana, se le politiche attuali rimarranno in vigore, lo strato dovrebbe tornare ai valori del 1980 entro il 2040. Nell'Antartico, questo recupero è previsto entro il 2066 circa, mentre nell'Artico entro il 2045.
Geoingegneria climatica
La geoingegneria è l'utilizzo di tecniche attraverso le quali modificare le condizioni atmosferiche su base locale; essa agisce attraverso l'immissione in atmosfera di aerosol di sali di alluminio o sodio e altre sostante utili.
Questa modalità può contribuire, invece, alla distruzione dello strato di ozono.
Nel momento in cui, ad esempio, insuffliamo aerosol in atmosfera per aumentare la riflessione cercando di ristabilire l'equilibrio energetico climatico, sostanzialmente raffreddandolo, siamo sicuri che poi non ci siano degli effetti imprevisti? Il problema è avere le capacità di capire gli effetti globali a cui si andrebbe incontro. Non è solo difficile, è proprio complesso. Il sistema climatico è fisicamente un sistema complesso, fatto di tanti sistemi intimamente legati tra loro, che interagiscono. Sollecitandolo dobbiamo aspettarci dei feedback non sempre lineari.
Il nostro istituto propone l'applicazione del principio di precauzione internazionale, per cui occorre, ora, sospendere ogni tecnica di geoingegneria fino all'acquisizione di dati idonei ad una scelta consapevole.
16/9/25


15/9/25

RIFIUTI BELLICI IN FONDO AL MARE: COSA FARE?
C'è un ulteriore aspetto che vorrei trattare brevemente e a cui non si dà per niente valore ed è, invece, essenziale: la presenza di ordigni militari della Seconda Guerra Mondiale sepolti nel Mediterraneo, che rappresenta un'emergenza ecologica rilevante. Residuati bellici, armi pericolosissime, disastri ambientali irreversibili, come gli esperimenti nucleari fatti in Polinesia per testare le varie bombe atomiche in mare, sono làsciti ai quali normalmente non si pensa.
In Italia l'ISPRA8 si occupa di questo e lo fa anche molto bene. La guerra nei Balcani, ad esempio, ha portato ulteriormente a riempire l'Adriatico di munizioni non esplose, pericolose per i pescatori, per chi deve fare posa di condotte e, soprattutto, per la fauna marina. L'ISPRA ha realizzato studi dai quali è risultato che, in certe condizioni particolari, le armi in mare sono sicuramente di grave pericolo per la fauna marina. Alcune sostanze di natura particolare, contenute nelle cosiddette armi chimiche, restano in acqua moltissimo tempo e provocano gravi malattie all'uomo, quali ad esempio il cancro, la nascita di figli deformi. Inoltre possono modificare l'assetto genetico degli individui di una certa specie con conseguenze anche a lungo termine. Tali effetti avversi sono occorsi in diversi siti in cui sono state affondate volontariamente armi chimiche in Adriatico, o involontariamente, come nel caso di poligoni vicino al mare.Le armi da guerra sono ricche di uranio, arsenico, iprite, lewsite, fosgene e difosgene, acido cloro solfonico e cloropicerina. Tali sostanze sono anche altamente inquinanti e distruggono interi ecosistemi10. Il pericolo è costituito anche dal fatto che le sostanze prima indicate si comportano in modo diverso a seconda delle caratteristiche delle acque o delle condizioni in cui giacciono. L'iprite per esempio sott'acqua rimane perfettamente solida, inalterata e capace di provocare effetti nocivi per lunghissimo tempo, diversamente che in atmosfera.
14/9/25

CUSTODIRE LA VITA E' CUSTODIRE IL CREATO
Troppo spesso dimentichiamo che tutelare la natura parte dalla cura del nostro cuore;
non possiamo trattenere sentimenti di odio e violenza dentro di noi e dirci amanti dell'ambiente.
Il libro della natura è uno solo ed è unico.
Odiare solo perchè abbiamo idee diverse tra di noi, rompere continuamente legami e relazioni perché "troppo dissimili" dalle nostre idee e comportamenti ci logora e ci lascia soli; soprattutto le nuove generazioni stanno affrontando questo paradosso: si dicono soli, ma non sono in grado di intessere vere relazioni, cioè disinteressate; gli stessi gruppi di amici assomigliano più a gruppi di interesse (stiamo insieme temporaneamente perché facciamo x o y), che a vincoli fraterni. Relazioni e affetti instabili, fragili, come canne al vento.
Gli adulti, odiatori seriali da tastiera molto spesso, insegnano tutto ciò in famiglia o nei luoghi di lavoro con il proprio esempio e i comportamenti pratici.
......Perchè tutto questo odio? Perché tutta questa violenza?
Ma non vi sembra che sia odio per l'uomo in quanto tale, come frutto dell'evoluzione e del dono di Dio?
12/9/25
ISOLE DI CALORE NELLE CITTA': COSA FARE CONCRETAMENTE?
Oggi postiamo un'intervista che il nostro Direttore ha realizzato per Teletruria sulla mitigazione delle isole di calore nelle città. Occorre aumentare le coperture verdi in città, soprattutto nei parcheggi.
11/9/25


UN MARE DI PLASTICHE: LA VERA EMERGENZA
La reale emergenza ambientale, oggi è liberarsi dalle microplastiche e dalle nanoplastiche.
Le microplastiche hanno dimensione compresa tra 0,1 e 5000 micrometri (cioè da 0,001 a 5 millimetri), mentre le nanoplastiche sono da 0,001 a 0,1 micrometri.
Ogni anno vengono abbandonati in mare oltre 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici. Il tempo e l'erosione fanno sì che le microplastiche in mare si diffondano ed entrino nella catena alimentare. Studi scientifici hanno dimostrato che diverse specie di pesci, tra cui i molluschi e i frutti di mare, presentano tracce di nano e microplastiche al loro interno.
La presenza delle microplastiche nelle acque marine è grave. Il 35% dei pesci e degli invertebrati raccolti nel Mar Tirreno centrale ha ingerito fibre tessili e microplastiche (ovvero frammenti di dimensioni inferiori ai cinque mm). Le frequenze maggiori di ingestione sono di specie provenienti dalle isole dell'Arcipelago Toscano, nell'area del Santuario dei Cetacei. La presenza di plastica negli oceani è tra le maggiori emergenze ecologiche che l'uomo deve affrontare perché egli è, in questo caso, certamente ed esclusivamente responsabile. Su questa forma di inquinamento si deve essere molto severi nel giudizio. Oltre centocinquanta milioni di tonnellate di plastica giacciono già in mare divise tra microplastiche e macroplastiche. L'80% di esse deriva da attività terrestri, mentre il 20% da attività marine. I dati ci dicono che vi è circa una tonnellata di plastica ogni tre tonnellate di pesce6; il che vuol dire che, nel 2040, avremo una maggiore quantità di plastica rispetto agli stock di pesce, che già di per sé, per l'eccessivo sovra sfruttamento, stanno rapidamente declinando.Bisogna anche sottolineare che le microplastiche acquatiche sono entrate nel ciclo dell'alimentazione umana, tale da costituire il futuro problema della alimentazione (insieme alla scarsità dei raccolti che potrebbe avvenire a causa del cambiamento climatico, nonché alla eccessiva industrializzazione e all'uso di pesticidi e fertilizzanti con cui si pratica l'agricoltura industriale e che impoveriscono di azoto il terreno).
Quali sono gli effetti dell'inquinamento dovuto alla plastica?
Bottiglie, buste in plastica e flaconi causano principalmente tre effetti:
- l'erosione causata dalle correnti e dalla salsedine provoca il rilascio di nanoplastiche e microplastiche in mare;
- i rifiuti, trascinati dalle correnti, si raggruppano fino a formare delle vere e proprie isole galleggianti. Queste isole vengono chiamate Western e Eastern Garbage Patch e si estendono per un totale di 700.000 kilometri quadrati sulla superficie dell'Oceano Pacifico.
- le particelle più piccole vengono ingerite dai pesci e rischiano di contaminare l'intera catena alimentare fino ad arrivare sulle nostre tavole. A oggi oltre 700 specie marine sono minacciate dalla plastica (314 solo nel mediterraneo dove si concentra il 7% della microplastica globale).
I pericoli per la salute umana:
Osservazioni recenti effettuate dagli scienziati su organismi acquatici e roditori dimostrano la capacità di queste nanostrutture di attraversare le barriere biologiche, quali la placenta e la barriera intestinale, e di accumularsi nell'intestino modificando la composizione del microbiota.
Ulteriore pericolo legato alla dispersione delle micro e nanoplastiche è la capacità di creare legami sulla loro superficie con molecole estremamente reattive e potenzialmente tossiche, quali metalli pesanti e prodotti di fotocatalisi. Tale processo, meglio noto come "doping-effect", favorisce fortemente la capacità di penetrare all'interno delle cellule di questi complessi ibridi e potenziarne il loro effetto citotossico e oncogenico.
A destare crescente attenzione nella comunità scientifica, inoltre, è l'effetto delle microplastiche sul cervello umano: studi recenti indicano che le particelle più fini sono in grado di oltrepassare la barriera emato-encefalica, struttura che normalmente protegge il cervello da sostanze nocive presenti nel sangue. Al momento non è chiaro se e come queste sostanze danneggino le nostre capacità cognitive. Sugli esseri umani, infatti, non è possibile condurre gli stessi esperimenti già effettuati su animali da laboratorio come i topi. Eppure le evidenze raccolte finora lasciano supporre conseguenze gravi.
Oggi sappiamo che l'esposizione a microplastiche compromette la capacità dei topi di orientarsi nei labirinti, ne danneggia la memoria a breve termine, fa perdere loro l'istinto di sopravvivenza. Ci sono prove che dimostrano che, se normalmente un topo riconosce un oggetto già visto, quando esposto a frammenti di plastica si comporta come se lo incontrasse per la prima volta, annusandolo a lungo come fosse nuovo. David Baracchi, professore associato di Zoologia all'Università di Firenze ha coordinato una ricerca dove è stato dimostrato come il polietilene, uno degli inquinanti ambientali più comuni, sia in grado di danneggiare anche la memoria delle api da miele: gli insetti, nutriti con una soluzione di saccarosio contaminata con microplastiche, hanno problemi a imparare e dimenticano in fretta quello che apprendono, con conseguenze gravissime in natura. E sono solo alcuni esempi.
La distribuzione ubiquitaria delle micro e nanoplastiche nell'ambiente rappresenta quindi un'emergenza mondiale e suscita molta preoccupazione soprattutto per il loro possibile impatto sulla salute di tutti gli esseri viventi.
la ricerca è interessata a chiarire i meccanismi con cui l'accumulo negli organi o nei tessuti delle micro e nanoplastiche può favorire l'insorgenza di alcune patologie causate dalla formazione e dall'accumulo di aggregati proteici tossici note con il nome di amiloidosi, come l'Alzheimer, il Parkinson, l'Huntington, la Sclerosi Laterale Amiotrofica familiare e, anche se più rare, le amiloidosi sistemiche. Queste malattie rappresentano un gruppo eterogeneo di patologie causate da proteine che normalmente sono presenti nel nostro organismo e che, per ragioni ancora non note, ad un certo punto assumono una conformazione diversa da quella nativa. Come riportato in una recente pubblicazione, le micro e nanoplastiche, accumulandosi nei vari organi anche a livello del sistema nervoso centrale, possono innescare il cambio conformazionale di alcune proteine favorendo così l'insorgenza di amiloidosi.
10/9/25

SCARTARE CIO' CHE E' UMANO NON E' ECOLOGICO!
Rispetto della vita, scarti umani ed ecologia. Ci sta a cuore anche sottolineare gli esiti della cultura dello scarto postmodernista che stiamo vivendo. Nell'era dell'ipertecnologico il materiale umano viene continuamente scartato perché ritenuto inefficiente, inefficace, non funzionale a scopi produttivi, fine dell'esistenza. Le vite degli anziani, la vita nascente, i prodotti dell'alimentazione, le opportunità relazionali sono quotidianamente scartati, perché non utili alla società della produttività, dell'efficienza e della velocità. Sono ultimi le vittime delle guerre, quelle del nostro Mediterraneo, trasformato in un cimitero, le donne che subiscono violenze e discriminazioni, tutti i giorni e di ogni tipo, i giovani che non trovano lavoro e non lo cercano più, scoraggiati e sconfitti, coloro che non vengono ascoltati perché latori di una visione differente da quella della maggioranza numerica, considerati (apparentemente) non scientifici, alcuni dei quali, invece, rappresentano un'avanguardia di rivoluzioni scientifiche ancora in nuce. Sono ultimi le persone fragili, quelle con vite difficili, malati, depressi, i bambini mai nati, le famiglie in costanti difficoltà sociali, le comunità che non sanno approcciarsi al cambiamento, coloro che stanno scontando nel buio di un carcere la pena, le comunità nazionali i cui confini sono violati contro il diritto internazionale. Sono scartate l'insieme delle conoscenze depositate nella sapienza di un popolo o una cultura, perché non dimostrabile o non tecnologico (si pensi alla etnomedicina i cui successi curativi sono dimostrati da migliaia di anni ma ancora considerata di uso tradizionale e non scientifica perché non ripetibile7! Si pensi, anche, alle pratiche agricole centenarie). Quanto potremmo ancora tacere? Occorre urgentemente rigettare la sottocultura dello scarto e dello spreco, considerarla un'urgenza etica irrinunciabile dell'azione degli uomini di buona volontà e non una mera opzione politica. Nella Caritas in Veritate, n. 9, si afferma che «senza verità si cade in una visione empiristica e scettica della vita, incapace di elevarsi sulla prassi, perché non interessata a cogliere i valori – talora nemmeno i significati – con cui giudicarla e orientarla». Al n. 26 viene chiaramente detto, inoltre, che «il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l'uomo, la persona, nella sua integrità: l'uomo infatti è l'autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale». E poi, in modo ancora più concreto: «il diritto all'alimentazione, così come quello all'acqua, rivestono un ruolo importante per il conseguimento di altri diritti, a iniziare, innanzitutto, dal diritto primario alla vita». E per finire in Caritas in Veritate, n. 28, dice: uno degli aspetti più evidenti dello sviluppo odierno è l'importanza del tema del rispetto per la vita, che non può in alcun modo essere disgiunto dalle questioni relative allo sviluppo dei popoli. Si tratta di un aspetto che negli ultimi tempi sta assumendo una rilevanza sempre maggiore, obbligandoci ad allargare i concetti di povertà e di sottosviluppo alle questioni collegate con l'accoglienza della vita, soprattutto là dove essa è in vario modo impedita.
9/9/25
COS'E' L'ECOLOGIA DELL'UOMO?
Per ecologia dell'uomo si può intendere il rapporto dell'uomo con sé stesso. L'ecologia ambientale non rivela solamente il rapporto con la natura, ma con sé. Mi sembra molto appropriato quanto veniva già detto tempo fa e che va interamente ripreso: «i doveri verso l'ambiente derivano da quelli verso la persona considerata in se stessa e in relazione agli altri»6. Il modo in cui ciascuno di noi si riferisce al consumo, personale e comunitario, alla igiene della persona e di quella psichica, a come usa il corpo e le emozioni nell'espressione sessuale, a come viene considerato l'altro da sé, ai canoni interpretativi della realtà culturale, alla sua vocazione umana, al ruolo nella città degli uomini sono gli elementi costitutivi dell'ecologia umana, arte e trama della persona umana.

Il rapporto uomo-creato, per essere ben impostato, va sviluppato insieme e non prima del rapporto con la natura. L'errore prospettico che la postmodernità sta commettendo attualmente è proprio questo: si assumono atteggiamenti che vengono considerati ecologici perché prevedono un'attenzione specifica al consumo di plastica, all'inquinamento, al rispetto delle forme di vita non umana; si dimentica, però, che ciò può essere considerato un binario di azione che va completato contestualmente da una medesima attenzione a ciò che è propriamente umano: rispetto della vita dall'inizio alla fine naturale, cura della vita nascente e delle condizioni sociali in cui essa arriva e si svolge, interesse concreto per le persone fragili, con particolare riferimento ai poveri, cura delle marginalità esistenziali, amore per la natura come forza generatrice di vita. Tutto questo, realizzato con la consapevolezza che è dono, diventa custodia.
La radice etimologica della parola ci aiuta a comprendere la ragione intrinseca del significato. Custode viene da cust-ò-dem, parola latina che proviene dal sanscrito kuh-kudh-gudh, che ha il significato di "stare a difesa", "proteggere". Il custode-uomo difende ciò che lo nutre e lo mantiene in vita; ma custode viene anche dalla radice greca keyth-mòn che vuol dire "nascondiglio", ma anche "santuario".
8/9/25
LA CONNESSIONE UOMO-NATURA: QUAL E' IL SIGNIFICATO?
Il rapporto tra uomo è natura va spiegato in termini di integrazione: l'uomo deve coltivare la natura perchè porti i suoi frutti e la natura deve poter essere modificata dall'uomo perchè sia perfezionata. Ricordate? Anche l'apostolo dice che tutta la creazione geme e soffre le doglie del parto (Rm, 8,21). Questo vuol dire che l'opera dell'uomo va bene se perfeziona la natura, senza distruggerla e senza ridurla a semplice "cosa".
L'atteggiamento custodiale sta in questo: osservo la natura per come essa mi si presenta (esperienza), provo meraviglia per la sua bellezza (stupore emotivo), ne indago le regole (scienza), mi stupisco del disegno più grande che intravedo (intuizione spirituale) e lodo Dio per il dono fattoci (preghiera), agisco per prenderne i frutti senza abuso (azione logica).
7/9/25


ECOLOGIA INTEGRALE E CUSTODIA DELLA VITA:
NON CI SONO SCUSE!
Dal momento che tutto è in relazione, non è neppure compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell'aborto. Non appare praticabile un cammino educativo per l'accoglienza degli esseri deboli che ci circondano, che a volte sono molesti o importuni, quando non si dà protezione a un embrione umano benché il suo arrivo sia causa di disagi e difficoltà: «Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l'accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono»

Abbiamo bisogno di un'ecologia umana, fondata sulla custodia della vita dall'inizio alla sua fine naturale. Battersi per una foresta e sprecare la vita, combattere contro la vita nascente è una contraddizione.
Chi si vuole incamminare sulla via dell'ecologia integrale farebbe bene a rivedere i propri convincimenti e battaglie. Anche questo differenzia lo sviluppo umano integrale dall'ambientalismo politico, che, invece, della custodia della vita non ne vuol sentir parlare. Come possono le nuove generazioni essere educate da costoro? A cosa serve un'educazione ambientale che insegna a rispettare i fiori e gli animali e poi sulla vita umana si appella alla possibilità dello scarto? Siamo scarto? Diamo fastidio come esseri umani? No, mai!
Il mondo non può essere analizzato solo isolando uno dei suoi aspetti, perché «il libro della natura è uno e indivisibile» e include l'ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali, e altri aspetti. Di conseguenza, «il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana». Papa Benedetto ci ha proposto di riconoscere che l'ambiente naturale è pieno di ferite prodotte dal nostro comportamento irresponsabile. Anche l'ambiente sociale ha le sue ferite. Ma tutte sono causate in fondo dal medesimo male, cioè dall'idea che non esistano verità indiscutibili che guidino la nostra vita, per cui la libertà umana non ha limiti. Si dimentica che «l'uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L'uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura». Con paterna preoccupazione ci ha invitato a riconoscere che la creazione risulta compromessa «dove noi stessi siamo le ultime istanze, dove l'insieme è semplicemente proprietà nostra e lo consumiamo solo per noi stessi. E lo spreco della creazione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo soltanto noi stessi»

UMANITA' E NATURA SONO INSCINDIBILMENTE UNITI IN UN SOLO CORPO VIVENTE
Questo vuol dire che il creato ci sostiene e noi dobbiamo curarcene con intelligenza e saggezza.
La scienza ci permette di capire il meccanismo di funzionamento di un ecosistema, ma è la saggezza che ci fa comprendere il fine.
Insieme scienza e saggezza possono darci prospettive corrette e giuste per non abusare del creato.
La scienza senza saggezza è solo tecnica disumana; la saggezza senza scienza è magia.
Nè solo l'una, nè solo l'altra, ma integrare le due prospettive ci permette di vivere in armonia.
4/9/25
CUSTODI DEL CREATO: SI ALL'USO, NO ALL'ABUSO!
Custodire viene dalla radice KUH, che vuol dire difendere, coprire.
La custodia è uno stile di vita, non una filosofia astratta. Ha a che fare con il comportamento personale e comunitario e consiste in tutte quelle azioni attraverso le quali si evita di distruggere il Creato o di abusarne.
Si abusa del Creato tutte le volte che preleviamo più risorse naturali di quanto i tempi di ricarica degli ecosistemi permettano.
Custodire è, dunque, una questione di misura. L'umanità può utilizzare tutta la natura, ma entro i ragionevoli limiti del ciclo proprio di ogni tipologia di risorsa naturale utilizzata. Questo comporta la necessità di conoscere bene, senza ideologie predeterminate, la vita naturale degli ecosistemi, in cui, peraltro, siamo inclusi anche noi.
3/9/25
"Non possiamo sostenere una spiritualità che dimentichi Dio onnipotente e creatore. In questo modo, finiremmo per adorare altre potenze del mondo, o ci collocheremmo al posto del Signore, fino a pretendere di calpestare la realtà creata da Lui senza conoscere limite. Il modo migliore per collocare l'essere umano al suo posto e mettere fine alla sua pretesa di essere un dominatore assoluto della terra, è ritornare a proporre la figura di un Padre creatore e unico padrone del mondo, perché altrimenti l'essere umano tenderà sempre a voler imporre alla realtà le proprie leggi e i propri interessi." (Laudato Si', n. 75).
L'ecologia integrale non è l'ambientalismo politico che conosciamo dagli anni'70, ma è una scelta in cui mente, corpo e spirito sono armonizzati verso una medesima direzione. L'ambientalismo politico non riconosce nessun valore alla spiritualità, tutto è natura e tutto è un meccanismo che ha una qualche funzione utile, compresi gli ecosistemi. Ora questa prospettiva non ha futuro e, certamente non è cristiana, men che meno cattolica, poiché anche le cose dlela natura (acqua, fuoco/energia, clima, piante, microorganismi) hanno senso in sé, al di là della loro funzione. E questo perché sono dono di Dio, non frutto del caso e dell'evoluzione.
Questa è la differenza tra un'ecologia dei credenti e un ambientalismo degli scettici.
Occorre riconoscere e cercare, innanzitutto dentro di sé lo spazio da riservare al Dio creatore. La differenza tra l'ambientalismo politico e l'ecologia integrale è tutta qui: i primi sono ideologici, la seconda è una Via spirituale e concreta.
Scegliete!!
2/9/25
Leone XIV: «Prendersi cura del creato, ma senza esserne adoratori né schiavi» Se non adoro e non sono schiavo, ne sono custode!
(1/9/25)