Sviluppo Umano Integrale
Nella sua Lettera Enciclica Populorum Progressio , del 1967, il Santo Padre Paolo VI spiega cosa si intende per sviluppo umano integrale:
"[…] Vocazione e crescita
15. Nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione. Fin dalla nascita, è dato a tutti in germe un insieme di attitudini e di qualità da far fruttificare: il loro pieno svolgimento, frutto a un tempo della educazione ricevuta dall'ambiente e dello sforzo personale, permetterà a ciascuno di orientarsi verso il destino propostogli dal suo Creatore. Dotato d'intelligenza e di libertà, egli è responsabile della sua crescita, così come della sua salvezza. Aiutato, e talvolta impedito, da coloro che lo educano e lo circondano, ciascuno rimane, quali che siano le influenze che si esercitano su di lui, l'artefice della sua riuscita o del suo fallimento: col solo sforzo della sua intelligenza e della sua volontà, ogni uomo può crescere in umanità, valere di più, essere di più.
Dovere personale e comunitario
16. Tale crescita non è d'altronde facoltativa. Come tutta intera la creazione è ordinata al suo Creatore, la creatura spirituale è tenuta ad orientare spontaneamente la sua vita verso Dio, verità prima e supremo bene. Così la crescita umana costituisce come una sintesi dei nostri doveri. Ma c'è di più: tale armonia di natura, arricchita dal lavoro personale e responsabile, è chiamata a un superamento. Mediante la sua inserzione nel Cristo vivificatore, l'uomo accede a una dimensione nuova, a un umanesimo trascendente, che gli conferisce la sua più grande pienezza: questa è la finalità suprema dello sviluppo personale.
17. Ma ogni uomo è membro della società: appartiene all'umanità intera. Non è soltanto questo o quell'uomo, ma tutti gli uomini sono chiamati a tale sviluppo plenario. Le civiltà nascono, crescono e muoiono. Ma come le ondate dell'alta marea penetrano ciascuna un po' più a fondo nell'arenile, così l'umanità avanza sul cammino della storia. Eredi delle generazioni passate e beneficiari del lavoro dei nostri contemporanei, noi abbiamo degli obblighi verso tutti, e non possiamo disinteressarci di coloro che verranno dopo di noi ad ingrandire la cerchia della famiglia umana. La solidarietà universale, che è un fatto e per noi un beneficio, è altresì un dovere […]".
Benedetto XVI:
"A contatto con la natura, la persona ritrova la sua giusta dimensione, si riscopre creatura, piccola ma al tempo stesso unica, 'capace di Dio' perché interiormente aperta all'Infinito. (…) Percepisce nel mondo circostante l'impronta della bontà, della bellezza e della provvidenza divina e quasi naturalmente si apre alla lode e alla preghiera". Il Logos è la ragione creatrice che pone Adamo non in una foresta incolta, ma in un giardino di delizie da coltivare e custodire. La consapevolezza dell'uomo di essere il collaboratore di Dio lo pone di fronte a doveri e responsabilità verso il creato che "ha ricevuto perché con esso possa realizzare il disegno di Dio. Erigendo, però, se stesso al centro dell'universo, dimenticando il mandato del Creatore e chiudendosi in un'egoistica ricerca del proprio benessere, l'essere umano ha gestito l'ambiente in cui vive operando scelte che mettono a rischio la sua stessa esistenza, mentre esso esige rispetto e tutela da parte di tutti quelli che l'abitano".
"Lo sviluppo umano integrale è strettamente collegato ai doveri del rapporto dell'uomo con l'ambiente naturale, il cui uso comporta una comune responsabilità verso l'umanità intera e specialmente i poveri e le generazioni future… La crisi ecologica non può essere valutata separatamente dalle questioni a essa collegate, essendo fortemente connessa al concetto stesso di sviluppo e alla visione dell'uomo e delle sue relazioni con i suoi simili e con il creato. Saggio è, pertanto, operare una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo, nonché riflettere sul senso dell'economia e dei suoi fini, per correggerne le disfunzioni e le distorsioni. Lo esige lo stato di salute ecologica del pianeta; lo richiede anche e soprattutto la crisi culturale e morale dell'uomo, i cui sintomi sono da tempo evidenti in ogni parte del mondo".
ECOLOGIA DELL'UOMO
L'ecologia umana, si afferma, implica la necessaria relazione della vita dell'essere umano con la legge morale inscritta nella propria natura, indispensabile per creare un ambiente dignitoso e vivibile, nel quale l'essere umano si trovi a proprio agio. Ed esiste una "ecologia dell'uomo" perché anche l'uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere (cf. n. 155). Non mancano qui delle applicazioni al problema del gender (Laudato Si' n. 155).
SCIENZA E FEDE
Scienza e religione, pur fornendo approcci diversi alla realtà, possono entrare in un dialogo intenso e produttivo (cf. n. 62); anzi, per costruire un'ecologia che permetta di riparare ciò che abbiamo distrutto, nessun ramo delle scienze e nessuna forma di saggezza può essere trascurata (cf. n. 63). Una scienza che pretenda di offrire soluzioni alle grandi questioni, deve tener conto di tutto ciò che la conoscenza ha prodotto nelle altre aree del sapere, comprese la filosofia e l'etica sociale (cf. n. 110). Papa Francesco, come già prima di lui Giovanni Paolo II, prende le distanze da una visione della neutralità della scienza o della tecnica. Esse sono azioni dell'uomo e, dunque, legate ad una specifica valutazione morale (n. 107).
TECNOLOGIA E UMANESIMO
La tecnologia comporta certamente dei rischi, ma non va demonizzata, perché ad essa dobbiamo il miglioramento delle nostre condizioni di vita (cf. nn. 103-104). Affinché la scienza e la tecnica cooperino al bene e al progresso umano sono necessarie due cose: lo studio e la trasformazione della realtà devono rispettare la verità e il significato presenti nelle cose, ultimamente poggiato su una relazione di creazione (cf. n. 117); inoltre, l'operatore scientifico deve crescere in umanità e saggezza. Ritroviamo quanto Guardini aveva indicato a proposito delle necessità di una valorizzazione umanistica della tecnica. "L'uomo moderno non è stato educato al retto uso della potenza, perché l'immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell'essere umano per quanto riguarda la responsabilità, i valori e la coscienza" (lS, n. 105).
Libro Ecologia integrale. Principi, metodi e questioni rilevanti, Castelvecchi Editore, 2022, (Ciro Amato).
Il paradigma dell'ecologia integrale, pertanto, è costituito dal potere dell'uomo di descrivere la realtà (con i limiti della conoscenza dei metodi scientifici) e dalla libertà di scelta (morale) condotta sul principio della coerenza interna tra struttura e fine. (..)
Già Romano Guardini negli anni Quaranta e poi negli anni Sessanta48 ha ripreso il tema e lo ha definitivamente assestato su una comprensione molto utile da conoscere. Piuttosto che riferirsi alle filosofie e alle psicologie degli anni Sessanta della scuola di Palo Alto con Bateson49 e della responsabilità di Jonas che sono più recenti, conviene culturalmente riferirsi alla filosofia naturale che c'è nel percorso umano proposto dal filone razional-esistenziale e che può essere di aiuto sicuro per interpretare la realtà attuale. Il potere come fenomeno umano deve avere una direzione e per avere questa direzione occorre che l'uomo gliela imprima, sotto forma di intenzione. L'atto di volontà umano consiste nel gesto di imprimere un fine a un'azione, a un oggetto, o idea. Il potere di per sé non è né buono e né cattivo ed è un fenomeno esclusivamente umano. L'uomo ha il compito di indirizzare verso uno scopo il potere, e per esso il tecnopotere postmoderno, e dargli così una direzione. Il potere va visto nella sua essenza più elementare come capacità e disponibilità. A priori il potere non ha nessun tipo di valore, è il soggetto che lo esercita che dà valore a esso. E ciò spetta alla responsabilità etica dell'uomo.Il problema attuale non è il potere in sé, ma il suo contenuto anonimo: quello della finanza e della tecnologia che spersonalizza, che smarrisce ciò che è umano, individuale, personalizzato. (...)
Possiamo dire che non c'è alcun antropocentrismo forte, per dirla alla Norton, né debole, perché non si tratta di dominare al di fuori di un perimetro, e quindi di abusare (ab-usus: "utilizzare fuori, lontano dalla norma"), ma di dominare veramente le cose, indirizzandole, cioè dando una destinazione alla nostra intenzione naturale umana; ciò comporta l'indagine sulla natura intrinseca delle cose, che, a sua volta, prevede l'uso della ragione e necessariamente di valori etici. Quest'ultimo concetto ha a che fare con la necessità che l'uomo penetri con la propria razionalità una forma geometrica, un oggetto creato dall'industria o una creazione artistica. In natura il potere non esiste come atto intenzionale, ma solo come forza oggettiva: o esiste o non esiste (un temporale, un vento forte), Si pensi alla pratica recentemente introdotta dell'utero in affitto oppure ai vizi dei procedimenti di valutazione ambientale di investimenti produttivi.
L'uomo postmoderno ecologico non deve e non può sottrarsi al compito di dominio che egli sente in modo intenzionale (e che pe ri credenti è il comito che dio ha assegnato all'uomo), ma lo deve accogliere pienamente e con molto coraggio esercitarlo cercando di comprendere la natura delle cose. Potenza non vuol dire arbitrariamente imporre il proprio desiderio, interesse e capriccio o anche la propria volontà, ma ha il significato di generare e produrre un atto creativo, evitare ferite imperiture, formare o anche possedere a partire da una conoscenza che rispetti la struttura intrinseca della cosa su cui il potere si va a esercitare e che costituisce anche il limite entro cui il potere dell'uomo si può esercitare. Ciò vuol dire che entro lo statuto razionale della legge della natura, l'uomo può certamente utilizzare le cose naturali. Sarà lecito e rientrante ancora nel paradigma dell'ecologia integrale anche ogni intervento umano che supporta il ciclo naturale senza abusarne e senza spingerlo fuori dal suo statuto razionale. Occorrono criteri di giudizio, che, oggi, non sono dati. Ancora concretamente questo vuol dire, in ecologia integrale, che il prelievo delle risorse naturali da immettere nel circuito produttivo, per esempio, non può superare la capacità e il ritmo rigenerativo delle stesse da parte della natura, pena il sovrasfruttamento attuale e l'impoverimento della terra e delle generazioni future.Il punto centrale del paradigma dell'ecologia integrale e integralità sta nel rispetto della natura delle cose. Non si deve rispettare la natura perché è una divinità, facendone un mito, ma occorre rispettare la Terra perché essa è un dono, e il dono va rispettato perché così si ama e rispetta colui che l'ha dato o, se volete, se ne riconosce la razionalità.
46 esima GIORNATA DELLA VITA 2024
Il nostro Istituto ha voluto celebrare questa giornata essendo presente presso la comunità di Saione (Arezzo) che ha pubblicamente e gratuitamente offerto la visione del film Unplanned, storia vera della direttrice di una clinica abortiva americana, poi convertitasi ai temi dell'ecologia dell'uomo.
L'Isvumi è stato presente attraverso la Presidente ed il Direttore che hanno offerto la loro testimonianza sui temi del rispetto della vita in psicologia (il direttore) e della spiritualità (la Presidente).
ECOLOGIA DELL'UOMO COME CUSTODIA DELLA VITA NASCENTE.
Il ns Istituto vi propone questo incontro quale testimonianza di un luminare della scienza sui temi della vita. Condividiamo profondamente quanto detto dai nostri Amici dell'Ass.ne medici cattolici di Arezzo.
Il nostro istituto era presente all'incontro (Gennaio 2024) attraverso il Direttore.