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TESTO DELLA MEDITAZIONE FINALE SULLA VIA CRUCIS DEL 18 APRILE 2025

Questa sera insieme abbiamo ricordato la Via Crucis tradizionale di nostro Signore Gesù Cristo. La Via Crucis è accaduta duemila anni fa, ma anche oggi l'abbiamo voluta vivere e vedere. Passato e presente sono insieme nello stesso momento. Di cosa parla la Via Crucis?

Un uomo, innocente, divino e umano allo stesso tempo, viene ucciso per convenienza politica dal Sinedrio; Gesù Cristo rovinava i piani di potere che essi avevano; la Via Crucis come uno dei momenti della Passione, ci fa vedere l'esperienza di Gesù: egli accetta volontariamente di essere sottoposto ad un giudizio ingiusto e fasullo, di essere preso in giro, di soffrire perché ciascuno di noi possa essere salvato. Stasera il significato è uno solo: senza Gesù Cristo non ci si salva; non c'è salvezza presso altri maestri o saggi; egli è l'unico che può, per volontà di Dio, prendere la sofferenza dell'umanità e offrendola a Dio, vincerla. Domani vedremo che questa trasformazione si chiama Pasqua, che vuol dire sia sofferenza che passaggio. La Via Crucis ci parla della sofferenza di Gesù che, sottomettendosi alla volontà divina liberamente, ci propone una via di salvezza; e il mondo non riconosce ciò che fa il Cristo, l'inviato da Dio. Coloro che assistono alla via Crucis nel racconto biblico assistono come ad uno spettacolo, l'ennesimo spettacolo di sofferenza, così tipico in quegli anni e in quelle terre. Gesù Cristo non fu né il primo né l'ultimo dei crocefissi, ma è certamente l'unico la cui morte parla a ciascuno di noi; chi moriva per un crimine commesso, pagava per i suoi errori, secondo l'etica di quel tempo, ma Gesù no. Lui soffre per trasformare la morte in vita che è la promessa che Dio aveva fatto all'uomo fin dall'inizio.

La Via Crucis ci parla di una sofferenza inflitta in modo ingiusto, di una morte atroce, ma anche del rifiuto che il mondo fa di Gesù; si, il mondo rifiuta il Cristo, perché dice che non gli serve, che è una figura come le altre, che tutto sommato non c'è novità in ciò che aveva fatto. Ma proprio il fatto che non ci furono veri motivi di condanna, tranne quello di conservare un potere politico e spirituale sul popolo, dimostra che, invece, la novità c'era eccome, ed era proprio Lui. Il cattolicesimo dice che la novità è una persona, non un concetto o un'ideologia. La Via Crucis è la morte della novità nel mondo, ma è la verità del mondo. Sembra proprio che la sofferenza di Cristo ci voglia indicare che la sofferenza è inevitabile nella vita nostra ma che può essere trasformata. E per trasformare la sofferenza in vita occorreva un sacrificio: Gesù che soffrisse per tutti noi; attraverso il suo sacrificio di sangue e corpo ci dice che possiamo essere salvati, se lo vogliamo; e perché ciò accada lo dobbiamo chiedere; e per chiederlo occorre accettare lui come figlio di Dio, esattamente ciò che il mondo e la cultura odierna nega.

La Via Crucis è una pratica pia tradizionale che annuncia che il dono per essere vero deve essere fisico non fatto a parole; sulle orme di Cristo il cristiano deve offrire sè stesso alla sua storia personale e a Cristo medesimo.

Il Giovedì santo c'è stato il sacrificio per i suoi e l'istituzione del sacerdozio come ministero e dell'eucarestia come dono; oggi abbiamo ricordato il sacrificio per "i molti" che lo seguivano; domani notte ci sarà il sacrificio per la storia dell'umanità, per il cosmo e il creato. Ancora, ieri Gesù ha manifestato l'amore agli amici, oggi il silenzio del dolore, domani notte la gioia e la forza della resurrezione e della Luce. 

Qui di seguito potete trovare il testo integrale in italiano e altre lingue della nota Antiqua et Nova sul rapporto tra intelligenza artificiale e umana.


Messaggio del Santo Padre in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato [1° settembre 2024]