63 esima Giornata nazionale del Ringraziamento per i frutti della terra

05.11.2013

Pubblicato su La Voce/Toscana Oggi

Domenica prossima si celebra la 63 esima Giornata nazionale del Ringraziamento per i frutti della terra. La Chiesa, attraverso la Commissione episcopale per i problemi sociali e del lavoro, ci accompagna con un messaggio.

I temi centrali sono: giovani, cooperazione fraterna, speranza e dono.

Le icone scelte sono San Martino, che ha saputo donarsi concretamente al povero che incontra sul suo cammino e San Giuseppe, "custode" della volontà di Dio e saggio e solerte nell'azione a Lui conforme.

I Vescovi ci indicano le nuove generazioni come i protagonisti di un ritorno alla terra, vista come opportunità e non come rassegnazione. Occorre trasformare la necessità in scelta. Sull'esortazioni di Papa Francesco i giovani devono avere il coraggio di andare controcorrente e di essere fieri di ciò. Anche il lavoro agricolo è una scelta controcorrente, soprattutto perché, come ricorda il messaggio, nella società non esiste una idonea considerazione di tale lavoro e gli aspetti burocratici e finanziari dell'attività agricola sono penalizzanti. I giovani imprenditori agricoli vanno aiutati, anche dalle associazioni cattoliche e dai movimenti. Questa la richiesta esplicita, perché gli agricoltori non siano soli tra le fatiche (dure) della terra.

Il lavoro agricolo è in sé cooperazione alla custodia del creato e anche collaborazione con altri. La fraternità è il fondamento delle vie di pace, è uno stile di vita.

Le nuove generazioni costituiscono la speranza del futuro.

Ma, diciamo, che esse rappresentano, anche l'obbligo del presente e su questo il decisore istituzionale va sollecitato nella direzione degli investimenti dei paesi di montagna, che rischiano di spopolarsi definitivamente se nuove iniziative imprenditoriali ovvero sociali (innanzitutto la famiglia) non attecchiscono nuovamente e con vigore.

La campagna, attraverso il lavoro di qualità, anche dei nostri fratelli immigrati, è un giardino. I prodotti tipici di una terra possono essere trasformati da "marginali a identitari".

Anche nella nostra provincia tali prodotti sono tanti, ma la circolazione commerciale è spesso sottotono. Si pensi al nostro eccellente olio di oliva, a prodotti minori come i ceci zolfini, alcune lavorazioni di pane, il miele di montagna, la castagna delle nostre montagne.

La terra come luogo di preghiera, il lavoro agricolo come collaborazione alla redenzione della creazione, il rispetto delle leggi della natura come codice etico. Questo suggeriamo per le nostre riflessioni liturgiche, comunitarie e personali. Abbiamo bisogno di rendere consapevole l'importanza dell'agricoltura nel mantenimento del benessere di un territorio e del bene comune delle popolazioni ivi insediate. Dobbiamo chiedere all'agricoltura di recidere il cordone ombelicale della speculazione finanziaria in cui anche i semi, i prodotti e il lavoro agricolo sono silenziosamente scivolate, nel silenzio più assordante del decisore pubblico nazionale e locale.