CUSTODIA DEL CREATO 2021

24.06.2022

ECOLOGIA INTEGRALE: SIAMO PRONTI AD UNA NUOVA PROSPETTIVA

La 16ª Giornata Nazionale per la Custodia del Creato vede la Chiesa che è in Italia in cammino verso la 49ª Settimana Sociale dei cattolici italiani, che avrà per titolo «Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. Non c'è più tempo per indugiare: ciò che è necessario è una vera transizione ecologica che arrivi a modificare alcuni presupposti di fondo del nostro modello di sviluppo» (IL, n. 20). Nella transizione ecologica, si deve abbandonare un modello di sviluppo consumistico che accresce le ingiustizie e le disuguaglianze, per adottarne uno incentrato sulla fraternità tra i popoli. Tra mentalità vecchie, che mettono in contrapposizione salute, economia, lavoro, ambiente e cultura, e nuove possibilità di tenere connessi questi valori, come anche l'etica della vita e l'etica sociale (cfr Caritas in veritate, n. 15), abitiamo la stagione della transizione. Ci attende una gradualità, che tuttavia necessita di scelte precise. La transizione ecologica presuppone un nuovo patto sociale, anche in Italia. C'è innanzitutto da ripensare profondamente l'antropologia, superando forme di antropocentrismo esclusivo e autoreferenziale, per riscoprire quel senso di interconnessione che trova espressione nell'ecologia integrale, in cui sono unite l'ecologia umana con l'ecologia ambientale.

L'Ecologia integrale di cui parla la Laudato Si' richiede una vera conversione del cuore. La conversione viene detta trasformativa se prende tutto il nostro essere, mente, corpo e spirito. Dai frutti si vede l'albero, si dice ed è corretto; e qual è l'albero che porta frutto? Quello che è stato potato, in modo sapiente. E' sapiente ciò che viene realizzato al momento giusto, con contenuti giusti. Tutto questo nel discorso ecologico vuol dire ampliare la prospettiva personale di partenza. Molto speso accade che valutiamo le cose, senza essere consapevoli che pensiamo e giudichiamo in modo non completamente razionale, ma in modo molto soggettivo. Per cui definire come "non ecologica" un progetto o radicalizzarsi in una propria convinzione ambientalista o più orientata allo sviluppo economico dovrebbe essere un'azione cauta e molto meditata.

Per affrontare questo nostro tempo, così confuso e caotico occorre cambiare prospettiva, cioè il punto di osservazione. Se intendo valutare ciò che vedo o vivo sempre e solo con l'obiettivo che "mi tornino i conti", beh, questo vuol dire solo che non si è cambiata prospettiva, ma si è conservata quella iniziale. Se, invece, si procede facendosi meravigliare dall'idea, dai contenuti dell'altro, allora si può trovare una nuova prospettiva.

Continuare a sostenere che tutto il mercato dell'auto deve diventare elettrico, per esempio, è scorretto perché i costi fattorializzati di una macchina elettrica sono maggiori di un buon diesel 06 attualmente. Da dove prenderemo il litio che serve per le batterie? O lo importiamo, e questo richiede geometrie di geopolitica importanti sul piano finanziario e a volte militare, oppure lo prendiamo dal parco del Beigua, area protetta, in Liguria che ne è ricco, ma che andrebbe completamente sventrato per questo uso. Pertanto si pongono dilemmi difficili da risolvere in un senso oppure nell'altro. Occorrono prospettive ampie, razionali e che abbiano la capacità di guardare le cose in modo complessivo. Il trasporto privato va, innanzitutto, scoraggiato in modo deciso e dove non è possibile, come nella frammentata nostra provincia italiana, va equilibrato con motori a diesel 06. Piuttosto che passare tout-court all'elettrico sarebbe utile, in attesa dell'idrogeno blu, pulire i motori a combustione, benzina o diesel che siano. Si possono produrre benzine pulite o molto meno dannose per la salute umana e gli ecosistemi, perché non lo facciamo?

Si parla di transizione e il nostro paese ha approvato un Pnrr, che certo green non e che, in granparte è conforme ai voleri di Eni. Questa punta sul gas come risorsa energetica di transizione e, poi, sull'idrogeno sporco, cioè frutto di processi produttivi dal gas. Alcuni propongono di prendere il litio dalla lavorazione del geotermico, di cui la toscana potrebbe essere produttrice leader, altri pensano di invadere l'Italia e le nostre campagne di pannelli fotovoltaici e di pale eoliche a mare.

Ad oggi, però, nessuno coglie le priorità: la storia e la teoria economica hanno dimostrato che la crescita economica non prevede la riduzione dell'uso di risorse naturali; la Commissione Ue sa molto bene queste cose, ma tace. Occorre far andare avanti l'acciaieria di Taranto in modo compatibile con l'ambiente, avendo il coraggio di porre la salute come interesse prioritario. La svolta green va realizzata senza caricare le future generazioni di debiti inestinguibili, come invece fa il Pnnr italiano, che, invece, viene ingiustamente considerato uno strumento utile per questo. Il problema del cambiamento climatico non è la CO2, ma l'insieme dei gas alteranti il clima, come metano e vapore acqueo, di cui, in parte, non possiamo che mitigare gli effetti. Occorre capire che l'allarmismo ecologico non ha ragione e che dobbiamo rispettare il creato e cambiare il modello di sviluppo economico, innanzitutto, definanziarizzando il mercato e riportandolo ad economia reale e che il nostro paese ha la liquidità finanziaria giusta per fare scelte coraggiose di politica economica, anche senza le prebende europee che rappresentano solo uno specchietto per le allodole. Siamo Europa se contribuiamo a far crescere questo bellissimo continente, non se esso diventa un'idea astratta e ideologica. L'Europa è ancora un bellissimo progetto, ma l'incapacità di generare futuro delle leadership politiche sono ormai insopportabili.

Ambiente non è essere ambientalisti, la prospettiva cristiana conosce il creato e si deve porre davanti a questi interrogativi in modo creativo, non bizzarro, né conservatore. Oggi, invece esso è schiacciato dietro alle politiche ambientaliste stile anni 70, e non ha ancora raggiunto un grado di maturazione tale per poter dire qualcosa di originale su questi temi.

C'è bisogno dunque di prospettive ampie e complessive; e per fare questo ci vuole coraggio, una virtù oggi poco conosciuta e per niente praticata. Buon estate a tutti i lettori.