I PASSI DI DIO, I PASSI NOSTRI

24.06.2022

Camminare è una delle azioni più istintive dell'uomo (per tutti o quasi). Il bambino appena può comincia a scalciare e dopo un tempo che, comunemente, viene chiamato "gattonare" all'improvviso si alza in piedi e muove i primi passi. Passi insicuri, ma che nel loro barcollare rappresentano il senso dell'io che si forma. È il momento dell'esplorazione e della scoperta del nuovo. Durante tutta la vita i passi accompagnano ogni azione anche la più insignificante. Andare in un luogo, pubblico o privato, ritornare a casa, viaggiare, alzarsi per realizzare proprie esigenze. Tutto richiede di muovere passi. Quando, poi, si avvicina l'età della saggezza il cammino si fa di nuovo incerto, ma rappresenta non più la conoscenza del nuovo ma afferma solo che la strada che si è percorsa è tanta e riposare è cosa buona, fare piccoli passi è necessario, non sottovalutare le energie ora disponibili, necessario.

Anche nel linguaggio il camminare ha un suo uso. Chi non ha mai affermato che "...di strada c'è n'è ancora tanta da fare", o ancora che "...mettere il piede in fallo" è fare un errore o non ultima che "..fare passi falsi" può addirittura essere riferita al linguaggio. Spesso, poi, quando si pensa ad una nuova iniziativa da realizzare si dice: "...sta muovendo i primi passi".

Pochi semplici esempi per dire che corpo, mente e spirito parlano di cammino e di passi.

La vita stessa è un cammino.

Siamo in estate e questo è un tempo che opportunamente possiamo utilizzare per riscoprire i cammini interiori. Ciascuno di noi ne ha, sono dentro, in fondo al cuore, forse nascosti tra il tran tran quotidiano e la voglia segreta di libertà che gli impegni del nostro stato di vita ci impone. I passi, quelli che si mettono uno dietro l'altro, fanno una strada, che per diventare percorso hanno bisogno dell'anima. L'estate e i suoi più lenti ritmi ci possono aiutare a crearne uno. Il pellegrinaggio, come percorso, coinvolge corpo, mente e spirito. Chiunque ne abbia fatto uno, lo sa. La nostra provincia è ricca di luoghi, noti e meno noti, suggestivi, che hanno tutte le caratteristiche per essere meta di un pellegrinaggio. Sì, stiamo proponendo di fare un pellegrinaggio con lo spirito di chi vuole percorrere una strada, che abbia un inizio, forse incerto (come la vita del resto) e una fine, la meta, presso un luogo che possa comunicarci il messaggio di cui si va in cerca. Per carità niente magie olistiche, ma solo reale vita cristiana.

Camminare è un'arte, che non appartiene a nessuno perché è dell'uomo. Nessuna filosofia può spiegare il gesto e il suo senso perché il pensiero non è sufficientemente completo per racchiuderlo tutto nelle sue categorie. C'è bisogno dell'intuizione innaturale dell'anima per capire. Il pellegrinaggio è uno dei percorsi a cui sentirsi chiamati nel tempo del riposo. Dio chiama in molti modi, ma solo una è la destinazione: l'Amore. Il pellegrinaggio, allora, è una via dell'Amore. Dio è un percorso di Amore. Lo possiamo definire così, visto che nessuno lo conosce se non il Figlio, che ce lo mostra in se stesso concretamente.

Allora il pellegrinaggio può essere vissuto con tutto se stessi. Camminare è arte dell'uomo perché coinvolge tutte le sue dimensioni. Lo realizza fisicamente il corpo. Ma è l'anima che gli conferisce un senso. Si, l'anima, non il cervello. La mente raccoglie, vaglia i particolari, analizza, sente, ma l'anima intuisce e coglie i sensi più profondi del reale. Il pellegrinaggio non è la realizzazione di una fantasia o di un progetto; è realtà. Possiamo essere devoti di un santo e andarlo a visitare nei suoi luoghi, oppure scoprirne di nuovi che ancora non conoscevamo, ciò che conta è che l'anima sia impegnata a recepire i messaggi profondi che i "passaggi" sui luoghi scelti ci suggeriscono.

Il pellegrinaggio è un significato. È un luogo semantico. Sta a noi coglierlo. Diamoci questa opportunità! Buoni passi! I passi di Dio sono i nostri!